Musica Con-tatto®

 

IN BREVE:

Musica Con-tatto® è un metodo d'insegnamento che parte dall'allievo che, spesso, nella lezione di musica tradizionale si trova al secondo posto rispetto alla partitura o alla soddisfazione dell'insegnante. Cosa significa questo in pratica? Innanzitutto è necessario migliorare l'ascolto attivo, accompagnato dalle tre "parole magiche" di Carl Rogers: congruenza, empatia e accettazione. E' un ascolto che coinvolge tutto l'essere dell'allievo, la sua quotidianità e il suo modo di essere, per accompagnarlo a diventare la miglior versione di se stesso. I due capisaldi che vengono trasmessi, attraverso e insieme alla crescita strumentale, sono l'autoconsapevolezza e la responsabilità, per una miglior gestione di se stessi nella vita, a lezione e sul palco. Questo è dunque un metodo utilizzabile sia con chi inizia a suonare, che impara ad ancorare alle lezioni momenti piacevoli, nei quali collezionare micro-successi con i quali costruire il proprio futuro strumentale e d è soprattutto una preparazione adeguata ed efficace per chi invece affronta prove per diventare un professionista. 


APPROFONDENDO: 

A mio modo di vedere l’insegnamento, e l’insegnamento strumentale in modo particolare, deve partire non già dalla partitura o dallo strumento, ma dalla persona che ci troviamo davanti, che va considerata come perfetta nel suo stadio di evoluzione di quel preciso momento e stimolata ad avanzare nel miglioramento per raggiungere gli obiettivi che si è posta.

 

 In questo senso credo che la modalità didattica debba evolversi insieme all'alunno, se questi comincia da bambino e continua, oppure adattarsi alle specifiche esigenze di un alunno che inizia più avanti negli anni.

 

L’apprendimento del flauto traverso è possibile, a seconda della conformazione fisica del bambino, a partire dai 6 anni: in tale tappa credo sia soprattutto importante sviluppare nell'alunno l’amore per lo strumento. Per me questo significa lezioni di breve durata (max.30’), che lo/la lascino sempre con la voglia di continuare e tornare per sapere cosa succederà e trasformare ogni esercizio, compresi gli esercizi di tecnica e gli studi, in un momento di sfida e gioco che possano interessarlo/la costantemente. E’ inoltre necessario coinvolgere la famiglia nella cura del lavoro a casa, che deve diventare parte della routine vitale della personcina e della famiglia stessa. Questo è un passo che va fatto con molta delicatezza, per dare ai genitori la sensazione di essere parte di qualcosa di importante e non di avere a che fare con persone invadenti o di un impegno non sopportabile. In questo senso il contatto con i genitori dev’essere continuativo (un saluto prima o dopo la lezione, se vengono a portarli oppure una telefonata o un messaggio per far sapere come vanno le cose o per chiedere chiarimenti). Inoltre penso sia necessario organizzare anche riunioni in cui possano intervenire i genitori in gruppo: oltre a dare un’idea della continuità didattica e del progetto concreto che si porta avanti, questo può servire agli stessi per confrontarsi fra loro. Le riunioni devono essere almeno due: inizio e fine anno, con possibilità di aumentare il numero delle stesse a seconda della necessità o dell’organizzazione di eventi particolari.

 

Se i primi obiettivi di cui parlavo prima sono raggiunti con successo, l’alunno passerà senza difficoltà ad una fase successiva di lavoro più serio. Ritengo importante consapevolizzare costantemente gli alunni del lavoro già svolto (di modo che sviluppino fiducia nella loro capacità di superare le nuove difficoltà che si presentano) e di come deve evolversi il loro metodo di lavoro per raggiungere i nuovi obiettivi. 

 

Gli alunni adulti sono invece un discorso a parte: spesso hanno capacità cognitive che li porterebbero ad avanzare molto più velocemente di un bambino, ma si lasciano bloccare dalla convinzione che una disciplina non intrapresa da piccoli non possa svilupparsi in modo adeguato. Anche qui un lavoro di consapevolizzazione del processo di apprendimento e un lavoro per micro-obiettivi possono aiutare a rimuovere certi blocchi e portare l’alunno ad uno sviluppo adeguato delle sue capacità. 

 

Per tutti e tre i gruppi target le lezioni si svolgono (in modo consono all’età e al livello) per comprendere i seguenti blocchi:

  • tecnica e suono
  • studi
  • brani di repertorio
  • prima vista
  • piccole improvvisazioni e lavoro a memoria

 

Anche chi suona semplicemente “per divertirsi”, si diverte di più se il suo suono e la sua tecnica gli permettono di suonare tutti quei brani che desidera eseguire con piacere proprio e di chi lo ascolta. E’ per questo che a piccole dosi e sempre con attenzione alla persona e alla personalità vengono inserite nelle lezioni anche parti di esercizi di suono, sul quale viene inserita la tecnica. Ciò che si è acquisito in questi esercizi viene applicato a piccoli studi, nei quali si inizia a lavorare su questioni ritmiche, armoniche, dinamiche e di fraseggio che poi serviranno allo sviluppo del vero e proprio repertorio. La capacità di lettura a prima vista e di saper improvvisare aiutano a dare all’alunno una formazione completa che gli permetta di suonare in ogni occasione.

 

L’esperienza del palcoscenico è sempre molto formativa, per cui ritengo importante che gli alunni suonino davanti al pubblico 2-3 volte all’anno (indicativamente Natale, Pasqua, fine anno). Naturalmente la presenza dell’insegnante è indispensabile in tali momenti, sia per aiutare nella gestione di tempi, presenza ed eventuale ansia da palcoscenico, sia come presenza di fiducia per l’alunno.

 

A mio avviso i percorsi di certificazione devono essere proposti a quegli alunni che possono vivere il momento dell’esaminazione come un momento positivo e che vengono stimolati dallo studio verso un obiettivo concreto. Ho avuto spesso esperienza di persone che imparano in modo più efficace se lasciate libere di svilupparsi con un ritmo più personale rispetto a quello imposto da certi tipi di esame. Il che non esclude, ogni anno, di poter analizzare il progresso della persona e proporre un percorso piuttosto che un altro.

  

Inoltre è importante e molto stimolante che gli alunni possano suonare insieme. E’ per questo che ritengo importante creare, non appena il numero degli alunni lo permetta, un ensemble di flauti che permetta loro la collaborazione e il confronto.